Chi siamo

Ceramica Giancappetti

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La storia

Ceramica Giancappetti, arte dal 1960

La Ceramica Giancappetti nasce dall'amore per la bellezza da parte del  del suo fondatore, il maestro Giancappetti. Ad essa ed alla sua diffusione, egli ha dedicato tutta la sua vita.
Oggi, questa passione continua nel solco familiare con la stessa forza, passione e competenza.
Nascono così lavori che spaziano tra antico e moderno, semplice e sofisticato, che possono rivestire qualsiasi ambiente sia piccolo che grande.

Giancappetti

Giancappetti

Giovanni Cappetti, in arte “Giancappetti”, è un maestro contemporaneo della grande tradizione dell’Italia del Sud dell’Arte Ceramica.

Ha studiato letteratura, filosofia e architettura. E’ una persona che ha saputo rinnovare la tradizione insieme agli artisti tedeschi che operarono a Vietri sul Mare negli anni Trenta.

Erede di questi fermenti artistici ha saputo fondere una esperta manualità e abilità tecnica con un bagaglio culturale umanistico e interdisciplinare. La sua arte ha avuto riconoscimenti in tutto il mondo: dal successo all’Esposizione presso il Gruppo Farnese a Milano nel 1989, al Centro Bagatelle a Parigi, a New York per le celebrazioni colombiani del 1992. Le sue realizzazioni sono state pubblicate su varie riviste italiane ed estere, e le sue opere sono esposte in tutto il mondo. La sua capacità di fondere l’esecuzione esperta con un senso raffinato del diciottesimo secolo gli ha procurato riconoscimenti in Italia e all’estero.

Giancappetti ha raggiunto fama internazionale soprattutto per le sue riproduzioni dei capolavori napoletani del Settecento, ad esempio il Chiostro in maiolica della Chiesa di Santa Chiara a Napoli (1739-1742), dove abbiamo una sequenza notevolmente bella di sessanta panchine alternate con colonne a sezione ottagonale rivestite di maioliche, realizzate all’epoca da D. A. Vaccaro e Donato Massa.

Le sue opere si trovano in ville importanti, chiostri, monasteri, chiese, tra questi si ricordano: Convento dei Cappuccini a Salerno, Palazzo S. Agostino, sede del Consiglio Provinciale di Salerno, Pontificio Istituto Angelicum a Roma.

Giancappetti è un “artista-artigiano” di vasta cultura umanistica, sorretto da una robusta fede cristiana che infonde nella sua attività. A riconoscimento della sua esemplare vita cristiana è stato investito del titolo di Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme e sempre nelle sue opere artistiche è facile riscontrare un riflesso di quella Luce divina che in Cristo tutto trasfigura e santifica.

Scrive di lui Matilde Romito a proposito della sua empatia con il territorio meraviglioso della Costiera Amalfitana che tanto gli ha dato come fonte di ispirazione: “[…] La raffigurazione della bellezza dei luoghi e della difficoltà dei lavori che, sulla terra e per mare, l’uomo atavicamente sostiene nella “divina costiera” sono l’espressione di un amore e una affezione a queste terre che Giancappetti dimostra di sentire con molta intensità, rendendoli con i colori della memoria e dell’anima […]”.

Mariagrazia Cappetti

Mariagrazia Cappetti

Mariagrazia Cappetti, artista e ceramista figlia di Giovanni Cappetti, si è formata nel disegno e l’acquarello con Wanda Fiscina ed ha seguito gli studi nella Pittura e nelle Belle Arti con Virginio Quarta e Raffaele Graziano. Successivamente si è rivolta verso la ceramica avendo come maestri, oltre al bravissimo padre, Pompeo Pianezzola, Guido Mariani e Emiddio Galassi alla scuola di Faenza. A Ogliara ha svolto ricerche per la produzione di ceramiche originali.

Mariagrazia Cappetti ha lavorato presso lo studio di Horst Simonis, il famoso sperimentatore della fabbrica di Ernestine che ha prodotto della bella ceramica d’arte dal 1950 al 1970, collaborando con lui nella produzione di vari pannelli individuali.
Le opere personali di Mariagrazia Cappetti, che sviluppano una ricerca tesa a ricreare temi classici in una espressività contemporanea, sono raccolte in parte nella “Collezione Classica di Madonne in Maiolica”.

Questa Collezione è costituita da una serie di icone di Donne Madonne che esplorano la figura ed i colori – riallacciandosi al suo bagaglio culturale e tecnico che incorpora la sperimentazione di suo padre – per comunicare una interpretazione personale e originale del tema con la sua creativa sensibilità artistica. Mariagrazia inoltre ha esibito insieme all’artista finlandese Susanna Snellman sulle problematiche dello stato femminile, contribuendo con un repertorio del linguaggio figurato umano e sacro innestato nel Mediterraneo del Sud.

Tutte le opere artistiche di Mariagrazia Cappetti sono pervase da una luminosa serenità interiore come riflesso di una concezione positiva e cristiana della vita. Nella sua Arte Ceramica questa intuizione integrale ed organica dell’armonia della vita viene espressa e comunicata con naturalezza e abilità – attraverso un disegno morbido e sicuro abbinato ad un decoro esuberante esaltato da un cromatismo allegro e prezioso – generando “icone” di rara bellezza e splendore.

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I Giornali

Hanno parlato di noi.

Il legame con il nostro territorio è parte fondamentale del nostro lavoro. Tuttavia, la nostra produzione travalica i confini nazionali spingendosi in Europa, in Asia ed in America.

Scopri cosa è stato detto su di noi dalle maggiori testate giornalistiche.

Al top della produzione ci sono pavimenti personalizzati su misura di Giancappetti, nato e cresciuto artisticamente a Vietri sul mare; ora lavora in uno Studio nei pressi di Pontecagnano, pochi chilometri più a sud (Ceramica Giancappetti Artigiano, via S. Vito Pagliarone, 52790).

Egli è capace di fare copie di mattonelle e affreschi presi da edifici antichi, come ad esempio è stato fatto per un albergo della Costiera amalfitana, dove ha realizzato una copia dell’affresco ricavato dalla chiesa del ‘700 del Divino Amore a Napoli.

Giancappetti non ha una sala di esposizione ma lavora principalmente in collaborazione con Architetti, ed è presente nelle Gallerie di progettazione di interni a Roma, Milano e Parigi.

Il tempo necessario per completare un ordine varia secondo la complessità, ma anche della eventualità di altri lavori in corso d’opera al momento della commessa; si può comunque calcolare da uno a tre mesi.

di L. C.

Sunday, August 16 1992

Giancappetti, l’ultimo maestro ceramiche dai colori del mare

Compie oggi 76 anni Giancappetti, al secolo Giovanni Capetti, il gentiluomo della ceramica. Da quarant’anni dipinge e disegna su terracotta con ostinata passione e mestiere. Oggi come allora, senza né computer né macchine. Caparbiamente e solo se non fosse per la figlia Maria Grazia che da qualche anno lo affianca nel grande capannone alle Porte di Pontecagnano. Conescerlo è un’esperienza, incontrarlo un privilegio. Giancappetti è un maestro di altri tempi, un po’ burbero a primo acchito, non incline all’ostentazione, al racconto di se. «Lavoro died ore al giorno, tutto qui, so quando inizio ma non so quando finisco». Non dice altro, non racconta certamente delle sue rig-giole che decorano le case più importanti e belle del mondo, da Hollywood a Yokoama, al Qatar. Non dice molto dello sceic-co arabo che gli ha ordinato il fondale per la propria piscina, né della villa californiana che ha i bagni decorati con scene napoletane del Settecento, o dello chalet in Valle d’Aosta dove i proprietari – lui piemontese e lei ligure – hanno voluto portare il solee il mare di Amalfi. «Arrivano committenze da ogni parte del mondo – rivela la giovane figlia – chiedono soprattutto maioliche per rivestimenti di ville e giardini ispirati ai colori e ai decori di Napoli e Vietri». È questo il mondo di Giancappetti, la Napoli del Settecento e la costiera amalfitana dove è nato e cresciuto. Le sue riggiole rincorrono i capolavori della grande tradizione sei e settecentesca dei maiolicari partenopei, primo fra tutti il Chiostro di Santa Chiara, che il maestro ha ripetuto più volte, persino per il salone da ballo di una nave da crociera olandese, la Rotterdam IV, destinata ai viaggi di miliardari americani. Motivi floreali geometrici, cornucopie traboccanti di frutta, racemi e ghirlande di fiori, tritoni e delfini, medaglioni con figure umane e animali compongono il suo ricco repertorio che attinge alla storia dell’arte; ma anche al paesaggio solare e marino della costiera amalfitana quando, dismessi i panni dell’artigiano su committenza, Giancappetti si dedica finalmente ai suoi pezzi unici. Piccole riggiole fatte per sé e qualche amico dove dipinge il suo mondo privato: il faro di Capo d’Orso, il fiordo di Furore, le cianciole di Cetara, i pescatori, il borgo di Erchie e Positano con la sua cupola maiolicata. Piccole opere darte che rivela-no l’universo semplice e poetico di Giancappetti dove il segno è quasi elementare, la figurazio-ne ingenua e toccante (come nelle sue Madonne con gli occhi azzurri), la tavolozza vivace. «Mio padre -– racconta faceva il guardiano del faro di Capo d’Orso, sono cresciuto lì da bambino, sulla spiaggia di Erchie, tra i gozzi dei pescatori e i tramonti sul mare». Fino al 1981 Giancappetti ha lavorato a Molina di Vietri, «dopo il secondo terremoto, nel 1981, fui costretto ad andarmene perchè il piano regolatore di Vietri non prevedeva più insediamenti artigianali superiori ai cinquecento metri quadri, così mi sono spostato nell’entroter-ra e a mie spese, senza alcun finanziamento se non un’elemo-sina di poco più di cento milioni di lire arrivata dopo dieci anni». Per il suo lavoro ha bisogno di spazi grandi – il suo capannone si estende oggi su oltre millemetri quadri -– dove deve poter sten-dere i suoi pavimenti, le sue composizioni, per controllare una ad una le sue riggiole. Vecchi metodi, di cui Giancappetti va fiero. È questo d’altronde che lo distingue dalla produzio-ne industriale di tanti ceramisti, che ne fa oggi uno degli ultimi autentici riggiolari.

La sua factory è un luogo di fascino con pile più o meno disordinate di piastrelle di ogni foggia e colore, a-cune accantonate, altre pronte per partire per chissà quale villa o albergo. Al centro c’è la vec-chia smaltatrice del 1970, ancora funzionante, in un angolo il forno che cuoce a novecento gradi. E da una parte la raccolta di antiche riggiole napoletane, ben ordinate su una scaffalatu-ra metallica: un patrimonioa torto considerato “minore”, recuperato negli anni, quà e là in giro per cantieri e palazzi abbandonati, vecchi rigattieri e mercati fuori porta. «E pensare che fino a qualche anno fa venivano buttate, oggi sono di gran moda nelle case napoletane e gli architetti di città vengono qui per scegliere questa o quella e ne ordinano copie precise per i loro clienti». Copie fatte a mano una ad una sub iscotto di tipo artigianale, nulla a che vedere con certe rifazioni industriali che riempiono i cataloghi.

Oggi – dicevamo – compie 76 anni Giancappetti: sta la-vorando ai “misteri del Rosario”, venti edicole votive per il semina-rio pontificio di Pontecagnano, ma confessa un sogno nel cassetto, «poter fare un grande pannello sulla costiera amalfitana, una mia interpretazione della sua luce e dei suoi colorì» e poi, dopo tanti no, magari decidersi ad accettare la proposta di una mostra a Napoli.

di Donatella Bernabò Silorata

Giovedì, 26 agosto 2004

Su una nave olandese, costata 900 miliardi, le opere di Giancappetti.

Ceramica per ricchi nababbi.

di Gregorio Di Micco

 

Venerdì 15 aprile 1988 (Anno XCVII)

Lo schivo francescano della ceramica “regale”

Giancappetti tra arte e meditazione.

di Mario Maiorino

 

Martedì 15 ottobre 1996

A tu per tu con il ceramista salernitano che realizza pannelli e riggiole per il mercato estero. «Oggi i giovani non hanno l’umiltà di imparare».

L’artigiano scontroso che piace agli arabi.

di Gabriele Boj

 

Domenica 26 agosto 2001

Dal 29 aprile al 19 giugno tre noti artigiani esporranno al «Trianon de Bagatelle». I prestigiosi lavori forse anche a Villa Medici a Roma

Da Salerno a Parigi l’oro della ceramica.

di Luciano Pignataro

 

Domenica 20 aprile 1977 (Anno CVI)

Un grande affresco della natura.

I batik di Monica Hannasch.

Le ceramiche di Giancappetti.

di Matilde Romito